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LA DIVISIONE CUNEENSE

 

La storia

 

La Campagna d'Etiopia

 

Il Fronte Occidentale

 

Il Fronte Greco  Albanese

 

La Campagna di Russia

 

I REPARTI

 

4° Corpo d'Armata Alpino

 

A.R.M.I.R.

 

1° Rgt. Alpini

 

2° Rgt. Alpini

 

4° Rgt. Artiglieria Alpina

 

4° Btg. Misto Genio

 

 

 

 

 

IL FRONTE OCCIDENTALE

Il fronte italo-francese si estende per un’ampiezza di oltre 300 km, dal Monte Bianco per le Alpi occidentali, fino al mare, a Ventimiglia.

Le Alpi Occidentali rappresentano la zona più elevata, severa ed impervia, del sistema alpino; l'altitudine media, pur decrescendo da nord a sud verso il mare, si mantiene sempre assai elevata: dai 3.000 metri delle Alpi Graie ai 2.000 metri delle Alpi Marittime.

Lungo la frontiera e, in particolare, in prossimità dei valichi alpini, la Francia poteva contare su un formidabile sistema fortificato costituito da uno schieramento continuo di opere in calcestruzzo per armi automatiche ed artiglierie, costituenti la cosiddetta "Maginot alpina", che si disponeva in profondità su più linee.

La consistenza delle truppe francesi del settore, l’Armée des Alpes (l'Armata delle Alpi) al comando del generale René-Henri Orly, non superava i 200.000 uomini e contava, oltre due divisioni di fanteria e una alpina, i battaglioni alpini da fortezza (Bataillons Alpins de Forteresse), i battaglioni di Cacciatori Alpini (Bataillons Chasseurs Alpins) ed un reggimento coloniale senegalese (Tirailleurs Sénégalaises), e, nelle zone di frontiera, i S.E.S. (Sections Eclaireurs Skieurs) ovvero i plotoni esploratori sciatori ciascuno formato da 35-40 uomini reclutati in zona.

Da parte italiana erano schierati i Corpi d'armata I, IV ed Alpino, inquadrati nella 4a Armata (generale Guzzoni), e il II, III e XV Corpo d’Armata, appartenenti alla 1a Armata (generale Pintor); tutte queste unità formavano il Gruppo Armate Ovest al comando di S.A.R. il Principe ereditario Umberto di Savoia; nel complesso 12.600 ufficiali e 300.000 sottufficiali e truppa.

 

La battaglia delle Alpi Occidentali iniziò il 12 giugno 1940, quando i francesi attaccarono a sorpresa una posizione italiana sulle Alpi e bombardarono all'alba del 14 giugno le zone industriali di Genova e di Savona.

Questa battaglia fu caratterizzata per la brevità delle operazioni e per l'armistizio con la Francia che fu firmato il 24 giugno 1940.

 

La Cuneense è schierata nel settore Po-Maira-Stura, proprie zone di reclutamento. Le posizioni di schieramento dei suoi due reggimenti vanno dall'alta Val Varaita, ovvero dalle testate dei valloni di Pontechianale e di Bellino, fino alla Valle Maira a Sautron. Mussolini, prevedendo la vicina resa della Francia, non voleva rimanere fuori da eventuali spartizioni di territori conquistati ordina, il 15 giugno 1940 al maresciallo Badoglio, di dare corso il giorno 18 alle operazioni offensive. Badoglio in un primo tempo si oppone facendo presente che le unità italiane erano predisposte per la difesa e che ci sarebbero voluti almeno una ventina di giorni per attuare la sua conversione da difensivo a offensivo dell’apparato militare. Fece anche notare allo stesso Mussolini un si tale attacco alla nazione francese ormai prossima alla resa, a nulla sarebbe servito dal punto di vista militare e che semmai, tale azione, avrebbe potuto diventare una macchia sull’onore dell'Esercito e dell’Italia. Ciò che ottenne Badoglio fu solamente una sospensiva che poi si rivelò di soli pochi giorni, infatti  il 20 giugno riceve l'ordine di iniziare l'attacco il giorno successivo. Fortunatamente  Badoglio, prevedendo che le sue parole poco avrebbero inciso sulla possibilità che Mussolini ritornasse sulle proprie decisioni, aveva dato inizio alle operazioni, che nella fretta furono caotiche e convulse, che erano indispensabili per procedere all'offensiva.

 In quei giorni impreviste e abbondanti nevicate fuori stagione e il forte gelo conseguente, rendono pesante l'azione dei reparti italiani. Vi saranno molti casi di congelamento. Nonostante i rifornimenti siano fortemente ostacolati, gli alpini riescono a incidere in vari punti la linea nemica dal monte Bianco alle Alpi marittime.

La Cuneense, su diverse colonne, il 24 che raggiunge la Montagne de Cristillan, la Combe Bremond, Maurin e la Blachière assumendo il controllo dell'alta valle dell'Ubaye, gli alpini si infiltrano oltre il colle della Gippiera, arrivano al Lac Premier.

Non sono rari i casi in cui gli alpini italiani e i militari francesi si ritrovano figli delle stesse montagne e fraternizzano. Un caso, come quello che avvenne a combattimenti in corso, sul confine della Valle Stura di Demonte. Ci è tramandato dall’alpino Giacomo Lombardi, all’epoca colonnello Capo Ufficio Operazioni della 1° Armata, che lo narra nel suo libro"Pipe e Soldati".

… "Specie le truppe alpine avevano dimostrato uno spiccato spirito umanitario che lasciava trasparire la bontà dell'anima del montanaro ed il tradizionale senso di solidarietà tra le popolazioni alpine dei due versanti, legate da tanti eventi storici e dalle comuni usanze.

Nell'alta Valle Stura era accaduto un fatto significativo che confermava tale stato d'animo. Un nostro reparto di alpini uscito da un colle di alta quota, ebbe per compito la conquista di un'altura dominante una conca cosparsa di piccoli laghi. Il reparto protetto da un fitto nebbione avanzò indisturbato fino a raggiungere un laghetto, dove prese posizione per passare alla formazione di attacco. Sennonché, diradandosi la nebbia, risultò vulnerabile alle offese dei francesi che dominavano con le armi automatiche tutta la conca. Gli alpini aprirono subito il fuoco controbattuti con efficacia dai difensori. La situazione appariva veramente insostenibile e ne sarebbe derivata una carneficina se, da parte francese, non fosse sorta come per incanto una bandiera bianca. Venne sospeso il fuoco ed un gruppo di uomini si avvicinò al laghetto. Vi era un medico, un ufficiale ed alcuni "poilu" dai grossi baffi spioventi. Parlò l'ufficiale e disse: "Siete in una posizione senza scampo e noi potremmo fulminarvi tutti in pochi istanti. Abbiamo visto che potreste essere nostri figli e abbiamo compassione di voi e dei vostri parenti. Lasciate le armi, andatevene, nessuno vi farà male. I feriti li medicheremo noi".

Il 16 giugno i francesi richiesero le condizioni per poter porre fine alle ostilità. Il 22 giugno la delegazione francese firmò l'armistizio con i tedeschi, mentre il 17 giugno iniziarono a Roma le trattative per l'analogo documento italo-francese.

Le condizioni imposte prevedevano che il territorio francese che era stato raggiunto dalle truppe italiane dovesse rimanere sotto il controllo del Regno d'Italia, mentre la fascia di territorio francese fino a 50 chilometri in linea d'aria a partire dal nuovo confine doveva essere smilitarizzata, per tutta la durata del conflitto con il Regno Unito.

 

Alle 19:15, ora italiana, del 24 giugno il generale Huntziger e il maresciallo Badoglio firmarono l'armistizio. A partire dalle 19:35 scattò la conta delle sei ore allo scadere delle quali dovevano cessare il fuoco.

Le operazioni di guerra sul fronte occidentale delle Alpi cessarono conseguentemente all'1:35 del 25 giugno1940.

 

     
     

 

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Ultimo aggiornamento 08 gennaio 2015