Tenente chi?

Negli anni 60 in Italia erano presenti fenomeni di terrorismo legati al separatismo Altoatesino. Anche gli Alpini di leva, oltre le forze che avevano compiti di ordine pubblico, erano dunque in prima linea nel prevenire questo fenomeno che provocò vittime anche tra noi. Ma anche in questi frangenti si riusciva a ritagliare scorci di spensieratezza e umorismo che fanno parte del DNA Alpino.

 

Era l’estate del 1967 quando tocco anche alla nostra compagnia essere impegnata in compiti di Ordine Pubblico. Fummo da prima spostati per il corso a Paluzza e in seguito inviati a S. Candido, più precisamente a Prato Drava, da dove partimmo in marcia verso quello che doveva essere il nostro distaccamento posto sul confine. Ci aspettavano giorni di duro lavoro. Montammo le tende con i nostri teli mimetici perché non vi era niente se non una piccola casetta dove vi era una cucina e gli alloggi dei tre Carabinieri e il nostro Ufficiale che, assieme a noi, presidiavano tale distaccamento di frontiera. Scoprimmo che il nostro compito era quello di montare un prefabbricato della Morteo lungo una ventina di metri e la costruzione di una piattaforma che consentisse l’atterraggio di un elicottero. Compito che svolgemmo prima di abbandonare il nostro turno dopo circa un mese di impegnativo lavoro intervallato da guardie sul confine. Questo era il nostro dovere e lo svolgemmo egregiamente. Ma anche in questo contesto non si poteva non trovare il tempo, nonostante la tensione e l’attenzione che dovevamo avere, di divertirsi inventandoci qualche scherzo. Va subito detto che eravamo al comando dell’allora Tenente Rocco Tornifoglia, persona che ricordo con affetto e amicizia per le sue doti umane. Tra noi, con il dovuto rispetto che il grado imponeva, era nato un rapporto credo speciale che ci vide in parecchie occasioni condividere canti, ciucche, chiacchere sul nostro futuro e, come in questo caso scherzi.

 

Era stato annunciato che doveva raggiungere il distaccamento un Sergentino che era stato assegnato alla nostra Compagnia. Cosa ti pensa il nostro Tenente per dargli il benvenuto? un bel cambio di persona. Avevamo lo stesso fisico e ci scambiammo la divisa. Io con due stelle e lui col baffo. Ovviamente diedi il benvenuto al Sergente, di cui purtroppo non sono sicuro di ricordare il nome (credo Marongiu), in modo truce facendogli capire che avrebbe avuto a che fare, per il resto della sua naja, con un terribile superiore che gli avrebbe reso dura la vita. Lo congedai dicendogli di recarsi alla sua tenda e intimandogli di non arrivare in ritardo alla cena perché non lo avrei tollerato. Mi rivolsi al vero tenente e gli dissi di accompagnarlo. Cosa successe? che ovviamente si rifece su quel Caporale che lo stava accompagnando intimandogli di portare il suo bagaglio, dopo il suo primo rifiuto, se non voleva “trovare lungo”. Così avvenne, il vero Tenente prese il bagaglio e tra mille sbuffi lo portò sino a destinazione. Ci ricambiammo in fretta poiché era quasi l’ora di cena e prendemmo posto a tavola. Iniziammo a mangiare ed il Sergente si rivolse a me per cercare di instaurare una conversazione e subito non si accorse dei gradi cambiati. Io cambiai totalmente tono e lui rimase un poco scosso sino a quando noto i miei gradi. Subito pensò che io avessi voluto prenderlo in giro e cominciava già ad agitarsi quando gli venne l’atroce dubbio: “ma chi è il vero Tenente?” Si girò e vide quello che non avrebbe mai voluto vedere. Il suo facchino con quelle due maledette stelle sulle spalline. Cambiò colore pensando a come lo aveva trattato e solo Dio sa cosa gli passo per la mente in quei pochi attimi pensando a quale trattamento avrebbe potuto subire. “M... ma è lei il si... signor Tenente?” balbetto. La risposta, una grossa risata del Tenente Tornifoglia, gli fece capire che non era successo proprio nulla, e che anche lui avrebbe avuto la fortuna di averlo come superiore.

Al termine del montaggio del prefabbricato con il Tenente organizzammo addirittura uno spettacolo. Ricordo che si costruì uno pseudo contrabbasso con filo della luce ed una grossa scatola di conserva, e quello che più era strano, è che funzionava. Non mancava palco e sipario per il nostro strano complessino. Ci divertimmo da pazzi quella notte, almeno sino a quelli spari. Armonica e contrabbasso lasciarono il posto al FAL e l’alba ci sorprese ancora svegli ad ascoltare i minimi rumori del bosco. Ma cosa successe veramente: B. di Altare, alla postazione della mitragliatrice sentì dei rumori e, per così dire, gli scappo una raffica in terreno Austriaco. Finalmente, verso le nove del mattino, qualcuno vide il cadavere. Fortunatamente era quello di un capriolo e non quello di un terrorista o di una guardia di frontiera Austriaca. Cosa fare? ovviamente eliminare il corpo del reato. Piccola incursione strisciando in terreno Austriaco, ovviamente senza armi per non essere incriminati per invasione, e recupero del povero animale. Nei giorni che seguirono mangiammo veramente bene.

 

Bruno